Il grave problema delle fake news
Qualche tempo fa venne pubblicato un articolo che dava conto di una ricerca AGCOM (https://italiaindati.com/fake-news/) del 2018, secondo la quale “In Italia più della meta delle fake news (57%) riguardava notizie riconducibili a fatti di cronaca, politica e accadimenti di rilevanza internazionale”. Sempre secondo la stessa ricerca, seguivano le notizie di carattere scientifico e tecnologico, oggetto del 19% dei contenuti fake. Ebbene, quest’ultime sono notizie idonee a produrre effetti sulla sfera ideologica dei cittadini; suscitano grande interesse nella popolazione.
Sempre secondo la medesima ricerca “nel 2018, il volume di disinformazione nel Bel Paese risultava nel complesso crescente sia in termini assoluti sia in termini relativi.”
A questo aggiungiamo il fatto che, secondo un rapporto Censis del 2023 (https://www.rainews.it/articoli/2023/07/rapporto-censis-ital-communications-sulle-fake-news-8e34a02f-9244-4c2d-874d-f84c5575b4a9.html), ben 3 italiani su 4 fanno faticano a riconoscere queste informazioni distorte e manipolate.
Ancora, delle tante fake news messe in giro ci sono anche quelle di politicanti e giornalisti da strapazzo.
L’Unione Europea è una delle entità preferite per divulgare notizie false
Una delle entità sulle quali si orienta la produzione delle notizie false è l’Unione europea, una realtà che, come tante, si porta dietro aspetti positivi e altri negativi. Il che richiederebbe prudenza nell’esprimere giudizi tranchant o, addirittura, fuorvianti. Qui, se avete piacere trovate una breve rassegna delle fake news sull’UE: https://italy.representation.ec.europa.eu/notizie-ed-eventi/ue-fake-news-miti-e-realta_it
In questo articolo e in altri due che pubblicherò a parte voglio proporre tre esempi di notizie false messe in campo da politicanti da strapazzo e riprese da organi di stampa funzionali a tale approccio:
- il vincolo di bilancio;
- la transizione energetica;
- i trasporti.
Qui mi occupo del primo
Il problema del vincolo di bilancio e della necessità di ridurre il debito pubblico.
Se prendete un quotidiano a caso, per esempio il Corriere della Sera del 23 agosto u.s. vedrete il titolo “Conti pubblici, l’Europa non cede sul vincolo del 3%”. Capite il messaggio che sta dietro questa espressione?
Secondo questo titolo, l’Europa (altra espressione impropria perché l’Unione europea è l’istituzione, un concetto giuridico, mentre l’Europa è un territorio geografico, ben più ampio di quello che rientra nella giurisdizione dell’UE) impedirebbe all’Italia di aumentare il proprio deficit di bilancio, senza però precisare che tale richiesta è funzionale a non accrescere ulteriormente il debito pubblico che, attualmente, ammonta a circa il 140% del PIL mentre secodo gli accordi di Maastricht non dovrebbe superare il 60%.
Allora, chiariamo alcuni concetti tecnici, perché se non si entra in questi non si può ragionare seriamente.
Cosa è il deficit di bilancio e cosa è il debito pubblico?
Deficit di bilancio: Nella contabilità di Stato consiste in un disavanzo che si verifica quando, nel corso di un esercizio finanziario, le uscite superano le entrate, ovvero il bilancio dello Stato è negativo. In altre parole, sul piano tecnico, la differenza tra entrate (gettito fiscale) e uscite (spesa pubblica più interessi sul debito pubblico) è detta saldo pubblico: se tale saldo è negativo, si parla di deficit (o disavanzo); se è positivo, si parla di avanzo; se, infine, è pari a zero, si parla di pareggio del bilancio.
Debito pubblico: Questo è espresso dalla sommatoria dei diversi deficit accumulati nel tempo. In sostanza se in un anno il bilancio chiude in disavanzo, questo si riporta all’anno successivo cumulandosi con il debito precedente e concorre a produrre nuovi interessi sul nuovo importo. Capite bene che in questo modo il debito si forma sia per effetto della spesa pubblica annuale più la somma degli interessi generati da questa somma.
Dovrebbe essere intuitivo capire che un debito pubblico fuori controllo può diventare un grande rischio per un bilancio pubblico in quanto può comportare un incremento del deficit a causa di interessi montanti e quindi un circuito negativo che può anche portare al default (fallimento) di uno Stato (quando questo diventa insolvente e rifiuta di pagare i propri creditori).
Ebbene, secondo quanto comunicato dalla Banca d'Italia alla fine di luglio 2023 il debito pubblico è salito a quasi 2.859 miliardi di euro rispetto agli oltre 2.848 miliardi (dato rivisto) di inizio mese (si veda la Figura qui sotto); l'incremento mensile è stato di oltre 10 miliardi di euro. Rispetto al dato dello stesso mese dello scorso anno (2.771 miliardi di euro) il debito pubblico è cresciuto di quasi 88 miliardi[1].
Ora, provate a immaginare questo comportamento dissennato nella gestione dei conti familiari. Cosa succede in una famiglia se si spende più di quanto ci si possa permettere? Cosa succede a fare il passo più lungo della gamba?
Qualcuno risponderebbe: si chiedono soldi in prestito. Bene, ma questi soldi vanno restituiti e occorre farlo entro un tempo definito, non “a babbo morto”. Se i denari che vi servono li chiedete a una banca, dovrete restituire la somma prestata più gli interessi maturati sulla stessa. Mi pare logico, giusto, corretto. Se invece il prestito (non regalo) lo chiedete a un amico e ve li presta, anche senza interessi, comunque li dovete restituire e non potete fare a “sa scaréscia”, perché l’amico che ve li ha prestati, ci conta sulla restituzione (per mille motivi che non è neppure il caso di ricordare) e se lasciate trascorrere il tempo senza dire nulla e senza farvi vivi almeno per dire “porta ancora un po’ di pazienza”, cosa potrà pensare quell’amico? Che non siete affidabili, che siete dei quaquaraquà e che forse quei denari non li rivedrà più.
Ora, questo sul piano strettamente tecnico, che pure basterebbe per chiedervi “ma davvero tenere i conti in ordine è qualcosa di cui ha colpa chi ti dice che è bene farlo”? Cioè lo stato italiano ha speso più di quanto avrebbe potuto, ha chiesto e chiede soldi in prestito per le proprie politiche e ora, dopo decenni di spese (spesso di sperperi), vorrebbe aumentare la soglia del proprio deficit di bilancio?
Ebbene, se paragoniamo la Unione Europea a un condominio o a una famiglia la domanda sono:
a) derivano degli obblighi dall’appartenere a una di queste istituzioni?
b) Se dentro una famiglia c’ qualcuno che sperpera i denari, gli altri membri della famiglia avrebbero tutto il diritto di opporsi a questi comportamenti?
c) e se pensiamo al condominio e si fosse deciso che una delle regole è quella di tenere le porte degli appartamenti aperte perché è sintomo di reciproca fiducia ma qualcuno violando questo accorda entra in casa altrui e ti sottrae qualcosa, si può pensare di far finta di nulla?
Ecco, il fatto che l’Unione europea richiami l’Italia al rispetto del vincolo di bilancio non è per vezzo o cattiveria delle istituzioni comunitarie verso l’Italia ma solo per dire che far parte di questo “condominio” ha come regola quella di rispettare le regole codificate nei trattati, firmati a suo tempo anche dallo stato italiano.
Allora, il problema dove sta? La risposta è che l’Italia non solo spende troppo ma spende pure male, senza cioè migliorare l’efficienza della spesa pubblica. Che la spesa pubblica dello stato italiano sia da efficientare non dovrebbero esserci dubbi, visto che stiamo lasciando questo debito spaventoso alle generazioni future. Allora siccome il bilancio dello stato è fatto di scelte e pertanto occorre chiedersi, per esempio:
Ha senso col debito attuale pensare di spendere denari per il ponte sullo stretto di Messina? Ha senso spendere soldi per comprare armamenti quando ci sono persone indigenti che aumentano ogni giorno di più e sta venendo meno la middle class che prima reggeva le sorti di un intero Stato?
Ha senso continuare a finanziare industrie decotte incapaci di produrre profitti (pensate ai tanti denari spesi in Alitalia)?
Ha senso demolire un mercato civico che funziona per farlo nuovo con i fondi del PNRR quando il resto della città ha tantissime altre operare strategiche da realizzare?
L’elenco delle domande potrebbe continuare e chi mi legge è in grado di proporne di altre.
Conclusioni Non so se alla fine di questo breve articolo (per chi ha avuto la pazienza di leggerlo) siete ancora convinti che il vincolo di bilancio sia una cattiveria tutta europea. Non so se ancora volete dare credito ai tanti politicanti sardi e italiani che sono soliti “scaricare” certe decisioni con l’espressione del titolo del post. Perché caro lettore sei convinto che quel titolo sia vero e continui a cascarci credendoci ciecamente? Perchè, invece di “credere” fideisticamente a questi cialtroni e ai loro amplificatori giornalistici non pensi che dovresti studiare, leggere i regolamenti comunitari, informarti presso gli organismi statistici oppure chiedere a chi questi studi li ha fatti? Sii furbo! Non farti fregare, ancora una volta, per l’ennesima volta. Ti aizzano contro l’UE perché così loro possono continuare a chiederti il voto, per continuare a fare niente di niente ma scaricando le responsabilità su altri che assai spesso non c’entrano nulla. Magari ti diranno che sono le persone come me che avvelenano il posto perché denuncio queste schifezze. Vedi tu. Il cervello è il tuo e hai facoltà di farne ciò che credi.
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