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Dipendenza, Indipendenza, Interdipendenza e Inter-indipendenza: un'analisi sistemica

Immagine del redattore: giuseppe melisgiuseppe melis


Introduzione

In un mondo sempre più interconnesso, comprendere le dinamiche di dipendenza, indipendenza, interdipendenza e inter-indipendenza diventa essenziale per analizzare tanto i sistemi viventi quanto quelli sociali[1]. Questa breve riflessione si propone di offrire una analisi di questi quattro concetti da una prospettiva sistemica, evidenziando come influenzano e caratterizzano l'evoluzione e il funzionamento dei sistemi.


1.     La dipendenza

In un contesto sistemico, la dipendenza si riferisce alla condizione di un sistema o componente che non può funzionare o esistere senza l'apporto di un altro sistema o ambiente. Questa dinamica è cruciale per comprendere fenomeni come la simbiosi in biologia o la dipendenza economica in una società[2]. Per capire questo concetto si possono fare diversi esempi.

Nel campo dei sistemi viventi, l'esempio migliore che si può trovare è quello della dipendenza di un neonato dalla madre: nei primi stadi della vita, i neonati sono completamente dipendenti dalle cure materne per la nutrizione, la protezione e il supporto emotivo essenziali alla sopravvivenza e allo sviluppo. Questa dipendenza non è solo fisica ma anche psicologica e sociale, dato che i primi legami affettivi con la madre influenzano lo sviluppo del senso di sicurezza e le relazioni future del bambino. Questa relazione biologica e psicologica tra madre e figlio è fondamentale e mostra come i sistemi biologici siano progettati per sostenere la vita attraverso legami di dipendenza vitale nei momenti più critici dello sviluppo. È però evidente che quando il bimbo cresce e diventa adulto acquisisce capacità e risorse per provvedere da sé alla propria sopravvivenza e, anche sul piano psicologico e sociale, il genitore che desidera il bene del proprio figlio fa di tutto per renderlo autonomo e capace di navigare da sé nel mare della esistenza terrena. Questo vuol dire però che passerà in modo totale e radicale dalla dipendenza alla indipendenza? Come essere biologico la risposta è sicuramente sì, o tale dovrebbe essere, come sistema sociale invece la risposta è diversa perché l’individuo sentirà (o dovrebbe sentire) il bisogno di mantenere un legame con chi l’ha generato e non solo, visto che sviluppa relazioni sociali, ponendosi quindi in una prospettiva di reciproca dipendenza, ovvero di interdipendenza e inter-indipendenza.


Nel campo dei sistemi sociali, assistiamo a rapporti di dipendenza economica tra paesi: si pensi ai paesi esportatori di petrolio le cui entrate dipendono dai loro clienti internazionali. Questi paesi dipendono dalle economie degli altri paesi per consumare il loro petrolio. In parallelo, Paesi industrializzati come gli Stati Uniti o paesi europei dipendono dall'importazione di petrolio per mantenere in funzione le loro economie. Pensate a quanto è accaduto dopo l'aggressione russa all'Ucraina e le legittime e conseguenti reazioni della gran parte dei paesi occidentali per sanzionare sul piano economico lo stato invasore. Ciò ha messo in crisi le economie dipendenti dal petrolio russo per la produzione di energia. Tanto è vero che questo ha determinato la ricerca di alternative per ridurre la dipendenza energetica dal quello stato. Se vogliamo considerare ambiti più ristretti penso per esempio alla dipendenza alimentare della Sardegna dalle importazioni: ormai si importa circa l'80% delle derrate alimentari mentre è di questi giorni la notizia secondo la quale in 15 anni sono stati perduti oltre 300 mila ettari di coltivazioni ortofrutticole (https://www.corrieredelleconomia.it/2025/02/07/coldiretti-ortofrutta-in-15-anni-persi-quasi-300mila-ettari-coltivati/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=coldiretti-ortofrutta-in-15-anni-persi-quasi-300mila-ettari-coltivati), il che rende questa terra fortemente dipendente dall'esterno.

Ciò fa sì, che in effetti queste dipendenze siano, a vari livelli, più intense di altre e che nei fatti si individua una rete complessa di relazioni economiche e politiche di mutua dipendenza, ovvero di inter-dipendenza. La natura e la dimensione dei rapporti di dipendenza fa sì che in alcuni casi questa assuma connotati di criticità tali da renderli inaccettabili o, quanto meno, discutibili: si pensi, per esempio, alle transazioni finanziarie che avvengono attraverso l’uso di carte di credito i cui principali circuiti sono nelle mani di società statunitensi. Noi tutti (o quasi) cittadini degli stati europei occidentali (e non solo) utilizziamo questi strumenti di pagamento quotidianamente e, pur scientemente, accettiamo questa dipendenza quotidianamente tale che negli USA queste realtà imprenditoriali sappiano tutto di noi (alla faccia della privacy). Addirittura, in certi casi, siamo dipendenti in maniera così profonda e consolidata da non poter fare a meno di essa, nel senso che non possiamo fare a meno di questi strumenti, così come di certi servizi di comunicazione sociale (Instagram, Facebook, X, ecc.), o di comprare prodotti che provengono da contesti con i quali ci si mette in condizioni di dipendenza: quanti prodotti a marchio Nike, Apple, ecc. compriamo ogni giorno e quanti servizi come Netflix, Amazon, ecc. utilizziamo. In fondo, scegliamo la dipendenza. Più o meno scientemente.

Chi riesce a essere così asceta da fare a meno di tutto ciò che riteniamo abbia reso più o meno “felici”? Ma è vera felicità? Per alcuni sì, visto che non ne possono fare a meno. Io stesso che uso prodotti Apple per lavorare vedo come un grande sacrificio (se non una iattura) l’idea di rinunciare a questi prodotti che mi permettono di fare ciò che faccio senza utilizzare risorse aggiuntive.

La dipendenza in ambito sociale e istituzionale si manifesta non solo nella nostra accettazione di sistemi economici e tecnologici, ma anche nell'adozione di strutture organizzative che valorizzano la gerarchia a discapito della partecipazione democratica. Uno dei casi più emblematici è rappresentato dalle monarchie, dove il termine "sudditi" illustra vividamente la natura della relazione tra il cittadino e il potere: una dinamica di dipendenza non reciproca, in cui l'autorità è esercitata dall'alto verso il basso senza un vero dialogo o scambio. In questa forma di dipendenza il linguaggio assume poi connotati persino ridicoli: “sua altezza”, “vostra maestà”, ecc. sono solo degli esempi che enfatizzano il culto della personalità e che nulla ha a che fare invece con il rispetto umano che si deve a chiunque in generale e a chi svolge un determinato ruolo pro-tempore: per esempio un presidente, un direttore, ecc.

Le dittature moderne, anche quelle camuffate da democrazie attraverso elezioni formali o meccanismi pseudo-partecipativi, rappresentano un altro esempio di come le strutture di potere possano consolidare la dipendenza. Questi regimi spesso mantengono il controllo tramite l'illusione di inclusività, mentre in realtà limitano severamente l'autonomia personale e collettiva. La retorica della partecipazione maschera una realtà di esclusione e manipolazione, dove la dipendenza è imposta non solo attraverso la coercizione diretta, ma anche attraverso l'ingegnerizzazione sociale e culturale che placa il dissenso e fomenta un senso di inevitabilità.

Allo stesso tempo, nei sistemi democratici, la dipendenza si riflette nella centralità delle istituzioni che, pur essendo essenziali per la gestione della cosa pubblica, possono talvolta diventare così ingombranti da soffocare l'iniziativa individuale. La Costituzione italiana è un fulgido esempio di questo quando, all’articolo 1, si dice che la sovranità compete al popolo ma subito dopo si precisa che tale potere lo si esercita nei limiti della Costituzione e delle leggi, il che, concretamente, si riduce al solo “potere di ratifica” nelle elezioni per eleggere non chi si vuole ma i beneficiati delle segreterie dei partiti. Il finanziamento di queste strutture, sia attraverso mezzi pubblici che privati, crea una rete di dipendenze reciproche tra politica, economia e società civile che può essere difficile da disentrammare.

Questa situazione solleva interrogativi fondamentali sulla legittimità e l'efficacia delle forme organizzative che adottiamo e sulla nostra capacità di rimodellarle in modo che promuovano non solo l'efficienza, ma anche l'equità, la partecipazione e la sostenibilità. In ultima analisi, riconoscere e affrontare queste forme di dipendenza è cruciale per costruire sistemi più resilienti e inclusivi, che possano realmente favorire il benessere collettivo senza sacrificare l'autonomia e l'indipendenza degli individui.

Nell’ambito poi dei sistemi organizzativi possiamo riscontrare una forma di dipendenza tra fornitori e aziende nel settore manifatturiero: Le imprese manifatturiere spesso dipendono da una catena di approvvigionamento complessa e da fornitori specializzati per ottenere materie prime o componenti specifici. Ad esempio, un produttore di automobili può dipendere da fornitori di semiconduttori per i sistemi elettronici delle vetture. Questa dipendenza diventa evidente quando interruzioni nella catena di approvvigionamento, come quelle causate da pandemie o disastri naturali, impediscono la produzione, dimostrando quanto profondamente un'azienda possa essere influenzata dalla disponibilità di risorse esterne.

Infine, la dipendenza si manifesta nelle istituzioni che per esistere hanno necessità di finanziamenti governativi o privati: molte istituzioni educative e non profit dipendono significativamente dai finanziamenti esterni, che possono provenire da enti governativi, donazioni private, o sovvenzioni. Questi fondi sono cruciali per il loro funzionamento quotidiano e per il sostegno ai programmi offerti. Ad esempio, una università può dipendere dai finanziamenti statali per stipendiare il personale docente e per mantenere le strutture, o da donazioni private per finanziare borse di studio, ricerca e sviluppo di nuovi programmi.

C'è poi la dipendenza culturale, quella in base alla quale molte persone non riescono ad avere una propria identità o per definirla sentono il bisogno di ricorrere ad altre identità: si pensi a espressioni del tipo "la Stonhenge sarda" o "l'Atene sarda" o, ancora, quando ci si vergogna di usare la propria lingua madre per chiamare prodotti che hanno sempre avuto una certa denominazione: is malloreddus italianizzati con gnocchetti, is culurgiones italianizzati con i culurgioni, su proceddu italianizzato con il porcetto, ecc. o, ancora, quando si ricercano in persone "straniere" improbabili legami con la Sardegna o, per continuare, quando si sente l'irrefrenabile bisogno di celebrare altri che a vario titolo hanno avuto relazioni con la terra sarda, persino quando questi rapporti sono stati di sfruttamento (penso, per esempio, al sindaco di Cagliari Truzzu che invitò e ospito nel palazzo comunale un erede della dinastia sabauda che la storia ci dice sia stata tiranna).

Insomma, la dipendenz è davvero una brutta bestia e non tutti ne hanno consapevolezza.


2.     L’indipendenza

L'indipendenza descrive la capacità di un sistema di operare senza l'aiuto o l'intervento esterno. Nel contesto biologico, potrebbe riferirsi all'autonomia di un organismo che si auto-sostiene. Socialmente, l'indipendenza si manifesta negli Stati o individui che mantengono la propria autosufficienza.

Il concetto di indipendenza in senso assoluto, pertanto, appare problematico, soprattutto se considerato sotto il profilo della completa autosufficienza, sia a livello di organismi viventi che di sistemi sociali. In pratica, la pura indipendenza è rara o quasi inesistente, poiché la maggior parte dei sistemi biologici e sociali interagisce in qualche modo con il proprio ambiente o con altri sistemi.

In ambito biologico, anche gli organismi che si considerano autotrofici, come le piante che attraverso la fotosintesi clorofilliana sono capaci di produrre il proprio cibo, non sono completamente indipendenti. Essi dipendono da risorse esterne come luce solare, acqua e nutrienti minerali dal suolo. Inoltre, gli ecosistemi sono caratterizzati da una rete complessa di interazioni tra specie, che dimostra come l'interdipendenza sia una componente cruciale della vita.


A livello sociale e politico, anche gli Stati che si proclamano indipendenti dipendono da scambi economici, culturali, politici e tecnologici con altri paesi. L'economia globale moderna è basata su una vasta rete di interdipendenze: anche gli Stati economicamente più autosufficienti partecipano a scambi internazionali che influenzano le loro economie internamente. Inoltre, i processi decisionali interni possono essere influenzati da pressioni esterne come accordi internazionali, trattati e dinamiche geopolitiche.

Si può quindi concretamente pensare di esistere prescindendo dal contesto mondiale? Davvero si può immaginare che un qualsiasi contesto possa essere totalmente autosufficiente?

Quindi, in teoria, mentre l'indipendenza può essere un obiettivo desiderabile per aumentare la resilienza e ridurre la vulnerabilità, nella pratica si traduce più spesso in una inter-indipendenza. Quest'ultima è una forma in cui gli Stati o gli organismi mantengono una certa autonomia ma riconoscono e sfruttano i benefici di forme selettive di cooperazione e interazione.

Il mio parere, quindi, è che l'indipendenza totale non solo è raramente raggiungibile, ma potrebbe non essere nemmeno desiderabile se precludesse le opportunità e i benefici derivanti dall'interazione e dalla collaborazione. La sfida consiste nel gestire queste interazioni in modo che massimizzino l'autonomia e la resilienza pur riconoscendo e valorizzando le inevitabili connessioni che formano la trama della nostra esistenza biologica e sociale.

In altre parole, come ho avuto modo di scrivere anche in passato, esiste la necessità in base alla quale o il concetto di indipendenza è inserito all’interno di un quadro di relazioni di inter-indipendenza e interdipendenza caratterizzato dal reciproco riconoscimento in quanto entità individuale, sociale, organizzativa, ecc., oppure essa è destinata a essere una chimera illusionista. Ecco perché, ragionando da sardo, ritengo che sia più opportuno immaginare un contesto di relazioni dove coesistono elementi di totale autodeterminazione, per specifiche e determinate materie, ed elementi di ricerca di coordinamento, condivisione e co-determinazione con altri contesti per materie rispetto alle quali sarebbe persino folle immaginare una totale indipendenza: si pensi all’ambito energetico, finanziario, militare, di ricerca scientifica, ecc.

In sintesi, si può affermare che ha senso il concetto di indipendenza quando, come dice Amartya Sen, essa si manifesta nella libertà di fare scelte, una connessione che può essere utilizzata per esaminare l'indipendenza sociale ed economica degli Stati e degli individui. Auspicare, pertanto, l’indipendenza della Sardegna (o della Corsica, della Catalogna, dell’Ucraina, della Palestina, della Scozia, ecc. ma pure dell’Italia che indipendente non è) significa creare i presupposti per scegliere liberamente ciò che appare più utile per il proprio benessere sociale e individuale. Ecco, se indipendenza significa possibilità di scelta allora è corretto e opportuno operare per investire in "indipendenza" così che un contesto sociale (la Sardegna per esempio) e il suo popolo (i Sardi), possano decidere, per esempio, di usare la propria lingua (il sardo) anche in ambito ufficiale e di promuoverne lo studio (a scuola). Oggi questa libertà di scelta i Sardi non ce l'hanno. Analogamente, condivido persino l'idea che per far parte di altri contesti si debba scegliere di farlo, a patto però che le informazioni siano corrette e disponibili per tutti in modo chiaro. Sempre in Sardegna, infatti, molti ritengono (a torto a mio modesto parere) che dall'Unione europea derivino solo vincoli e condizionamenti negativi e quindi, se potessero scegliere, vorrebbero uscirne, un po' come ha fatto il Regno Unito di Gran Bretagna. Peccato che la stragrande maggioranza dei Sardi non sappia nulla dell'UE, del suo funzionamento, dei molti progetti realizzati grazie a essa e delle opportunità che comunque provengono anche da lì. Quindi, io sarei anche d'accordo per fare un referendum circa l'adesione all'UE ma a patto che le informazioni siano chiare e non invece falsate come tutti i partiti italiani e anche quelli nati in Sardegna continuano colpevolmente a fare.


3.     L’inter-dipendenza

Questo concetto si presenta quando due o più sistemi sono reciprocamente dipendenti l'uno dall'altro per funzionare in modo ottimale ed efficiente. L'interdipendenza è evidente in ecologia, dove diverse specie dipendono l'una dall'altra per risorse, e in economia, dove i paesi dipendono reciprocamente per commercio e investimenti. A tale proposito la letteratura è molto ampia e tra tutti si veda, per esempio, il lavoro di Keohane che esplora la complessità delle relazioni economiche e politiche internazionali, illustrando come l'interdipendenza globale modella le politiche tra gli Stati[3].


La verità è che l'interdipendenza è la condizione normale e prevalente nei contesti sociali. Negarla significa non avere contezza della realtà.


4.     L’inter-indipendenza

Una nozione meno comune ma altrettanto significativa, l'inter-indipendenza combina elementi di indipendenza e interdipendenza. Qui, i sistemi mantengono la loro autonomia ma scelgono di collaborare in modi che arricchiscono la loro funzionalità senza essere essenziali per la loro sopravvivenza. Questo concetto può essere osservato in alleanze strategiche tra aziende che rimangono autonome ma traggono vantaggio da partenariati mutualmente benefici. In sostanza si tratta di sviluppare un concetto di governance adattativa presente nei sistemi socio-ecologici, che bilancia l'indipendenza e l'interdipendenza a favore della ricerca di una sostenibilità dinamica.[4] È ciò che in altre analisi passa sotto l’espressione di co-evoluzione[5].



La stessa dinamica si può osservare sul piano giuridico-istituzionale per i sistemi federali nei quali, per loro natura le parti e il tutto sono distinti ma cooperano sulla base di regole definite. In contesti federali le parti collaborano per esprimere l'unità dove serve e quando serve e il tutto, nel contempo, non annienta le parti, non le annichilisce, anze ne favorisce l'emersione delle specifiche identità.


Conclusione

Analizzare i concetti di dipendenza, indipendenza, interdipendenza e inter-indipendenza attraverso un approccio sistemico permette di comprendere meglio le complessità dei sistemi biologici e sociali. Questo approccio offre una lente attraverso cui è possibile esaminare l'interazione tra autonomia e collaborazione, che è cruciale per affrontare le sfide contemporanee in un mondo interconnesso.

Sul piano culturale ma pure politico-istituzionale questo mi ha portato e mi porta ancora oggi a fare una scelta di campo precisa: quella del federalismo poiché l’unica capace di immaginare una società pacifica dove la coesistenza delle parti e del tutto non ammette prevaricazioni delle une sull’altro e viceversa. Siamo molto lontani da questa prospettiva. Il suo perseguimento passa per la messa in discussione delle ideologie dominanti e per l’abbandono dei dogmi di qualsiasi tipo.

Per me essere federalista significa tenere ben presenti sia le relazioni di inter-dipendenza che di inter-indipendenza mentre supporto le prospettive di indipendenza (definita come libertà di scelta) quando sono funzionali alla legittima ribellione di chi, reso suddito (con la forza o con l'inganno), ambisce a recuperare spazi legittimi di autodeterminazione perduti o mai avuti e, comunque, in un quadro di relazioni internazionali basate sul reciproco riconoscimento. Sono invece decisamente contrario a sostenere prospettive separatiste tout-court, fini a sé stesse, funzionali solo alle leggi della giungla e, come storicamente si può rilevare, finora perdenti nei contesti in cui qualcuno ha cercato di perseguirle.

In ogni caso, tutto parte degli individui e dalla loro voglia di essere persone libere. Questa voglia, tuttavia, può trovare realizazione solo con lo studio continuo, di tutti, indistintamente, non certo con gli slogan per mobilitare masse di persone che non pensano. Ecco perchè chi rinuncia a studiare e perseguire la propria libertà individuale avrà ben poco successo nel cercare di proporre indipendenze di contesti più ampi, perchè ciò esprimerà, invece, ancora una volta una posizione di totale dipendenza e asservimento da altri.


_______________________

[1] Meadows offre una panoramica accessibile ma profonda su come i sistemi funzionano e interagiscono. È particolarmente utile per inquadrare i concetti di dipendenza e interdipendenza in un contesto sistemico. Cfr. Meadows, D. H. (2008). Thinking in systems: A primer. Sustainability Institute.

[2] Lynn Margulis espone la teoria della simbiosi come forza motrice dell'evoluzione, che può essere parallela alla dipendenza economica e tecnologica nelle società moderne. Cfr. Margulis, L. (2008). Symbiotic planet: a new look at evolution. Basic books.

[3] Keohane, R. O., & Nye, J. S. (2001). Power and Interdependence. Longman.

[4] Folke, C. et al. (2005). "Adaptive governance of social-ecological systems". In: Annual Review of Environment and Resources, 30, pp. 441-473.

[5] Capra e Luisi offrono una visione integrata della biologia, dell'ecologia e della vita umana sotto una prospettiva sistemica, che può essere applicata all'analisi dei sistemi sociali ed economici nel tuo lavoro. Capra, F., & Luisi, P. L. (2014). The Systems View of Life: A Unifying Vision. Cambridge University Press.

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