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L’imperativo di ridurre la dipendenza, a tutti i livelli

Immagine del redattore: giuseppe melisgiuseppe melis


Introduzione

L'imperativo di ridurre la dipendenza è un concetto che trascende i confini individuali per abbracciare quelli collettivi, influenzando sia le piccole comunità locali che intere nazioni e unioni politiche come l'Unione Europea. Questo principio, sebbene applicabile in vari contesti, condivide una radice comune: la ricerca di maggiore autonomia, resilienza e sostenibilità.

A livello individuale, ridurre la dipendenza significa coltivare l'autosufficienza in ambiti come l'educazione finanziaria, la salute e il benessere personale. Questo non solo migliora la qualità della vita dell'individuo, ma lo rende meno vulnerabile a shock esterni, sia essi economici o personali.

Nel contesto delle comunità locali, l'imperativo di ridurre la dipendenza si manifesta nel potenziamento delle capacità locali. Attraverso l'investimento in risorse locali, competenze e tecnologie, le comunità possono prosperare, riducendo la loro dipendenza da aiuti esterni e da mercati volatili. Questo approccio non solo fortifica l'economia locale, ma promuove anche un senso di appartenenza e di identità comunitaria.

A livello nazionale, le nazioni che perseguono l'autonomia riducono la loro vulnerabilità a crisi economiche globali, guerre commerciali o sanzioni politiche. Adottando politiche che favoriscono l'indipendenza energetica, la sicurezza alimentare e la sovranità tecnologica, i paesi possono proteggere i loro interessi nazionali e garantire la sicurezza e il benessere dei loro cittadini. Il che implica anche la possibilità di esprimere una propria cultura a partire dalla propria storia specifica che non può essere cancellata o annichilita da culture dominanti (si pensi alla necessità di tutela delle lingue minoritarie e alla possibilità di mantenerle in vita attraverso adeguate strategie e politiche di formazione istituzionalizzata).

All'interno dell'Unione Europea, questo concetto si espande ulteriormente. La riduzione della dipendenza, in questo ambito, è cruciale per la competitività economica e la sicurezza geopolitica dell'intero blocco. Con la crescente incertezza politica e gli shock economici globali, l'UE si sforza di consolidare la sua autonomia in settori chiave come la tecnologia, l'energia e le risorse strategiche. Iniziative come il potenziamento del mercato unico, l'investimento in innovazione e tecnologia e la promozione di politiche energetiche sostenibili sono esempi di come l'Unione cerca di minimizzare la sua dipendenza esterna.

In sintesi, l'imperativo di ridurre la dipendenza è essenziale per garantire la resilienza e la sostenibilità a ogni livello della società. Che si tratti di individui, comunità, nazioni o unioni transnazionali, l'autonomia incrementa la capacità di adattarsi e prosperare in un mondo in rapido cambiamento.



La questione a livello europeo

A sottolineare il tema della riduzione della dipendenza in ambito europeo ci ha pensato, nel settembre 2024, Mario Draghi, in virtù di un mandato ricevuto dalla Presidente della Commissione europea, che ha rilasciato un rapporto intitolato "Il futuro della competitività europea", che si propone di delineare una nuova strategia industriale per l'Unione Europea. Questo documento si focalizza sulla necessità di un deciso cambio di passo da parte dei paesi membri, specialmente quelli fondatori, per affrontare le sfide globali emergenti e mantenere la posizione di leadership dell'Europa nel panorama internazionale.

Pilastri del Cambio di Passo:

·      Innovazione: Il rapporto evidenzia un crescente divario di innovazione tra l'UE e i suoi concorrenti globali, come gli Stati Uniti e la Cina. L'Europa deve colmare questo divario investendo in tecnologie avanzate e promuovendo la ricerca e lo sviluppo attraverso un ambiente più favorevole per le start-up e l'innovazione disruptiva.

·      Decarbonizzazione e Competitività: La transizione verso un'economia circolare è essenziale per ridurre la dipendenza dell'Europa dalle importazioni energetiche e per combattere il cambiamento climatico. Ciò richiede un piano di investimenti massiccio per finanziare la transizione e per incentivare le tecnologie verdi.

·      Indipendenza Strategica: Il rapporto sottolinea l'importanza di rafforzare la sicurezza e l'autonomia strategica dell'Europa, riducendo la dipendenza da fonti esterne critiche, soprattutto in settori chiave come le materie prime, la tecnologia e l'energia.

·      Implementazione del Mercato Unico: Draghi critica la frammentazione del mercato unico europeo, che stima causi una perdita potenziale del 10% del PIL dell'UE. Propone l'armonizzazione delle normative e l'eliminazione delle barriere per attrarre investimenti e sostenere gli sforzi di decarbonizzazione.

Ora, questi punti richiedono un impegno congiunto da parte di tutti gli Stati membri, in particolare quelli fondatori, che hanno un ruolo cruciale nel guidare le riforme e garantire che l'UE rimanga competitiva su scala globale. La necessità di una collaborazione rafforzata e di politiche coordinate tra i paesi è imperativa per realizzare le ambizioni delineate nel rapporto.

Il rapporto Draghi si propone non solo come un documento programmatico, ma come un richiamo all'azione per l'Europa, suggerendo che solo un approccio unitario e innovativo potrà garantire un futuro prospero e sostenibile per il continente.

Ecco perché, non si può rifiutare a priori un documento solo perché scritto da una persona che in tanti disistimano per il ruolo svolto come capo del governo dello stato italiano. Sarebbe opportuno, ancora una volta, che si distinguessero i contenuti delle proposte da chi le fa. Se sono buone, lo sono a prescindere da chi le propone. Invece, anche in questo caso, osservo come la cultura del rancore oppure quella miope del chiudersi in se stessi pensando con immensa presunzione di potere essere autosufficienti in tutto, oppure di affidarsi a stati canaglia come la Russia, la Cina, molti paesi arabi e, per molti versi, anche agli Stati uniti d’America che di certo non hanno a cuore gli interessi degli europei e tanto meno dei sardi.

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