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La "cultura" (sic!) del rancore e i suoi effetti negativi sulla società e sull'economia.

Immagine del redattore: giuseppe melisgiuseppe melis


Mi è capitato ultimamente di registrare alcuni commenti e comportamenti, anche per ragioni di lavoro, non totalmente comprensibili, almeno immediatamente, volti a opporsi a proposte o scelte realizzate da altri, anche in ambito amministrativo, laddove per effetto della competizione democratica, altri si sono sostituiti a chi li ha preceduti. Ragionandoci sopra, anche insieme a colleghi e amici, non ho potuto non pensare che, forse, questi comportamenti avevano un non so che di rivalsa, addirittura di reazione rancorosa, seppure nei limiti della dialettica. Ecco quindi che sono giorni che penso a come il rancore spesso permei molti comportamenti della nostra società. Sicuramente esiste in tutto il mondo ma nel mio caso la riflessione è contestualizzata all'ambito dove vivo, la Sardegna.


Il rancore è un sentimento profondo e persistente di risentimento o acrimonia che si può sviluppare a seguito di percezioni di ingiustizia o offesa. Questo stato emotivo è caratterizzato da un desiderio di vendetta o un rifiuto di perdonare le azioni passate di un'altra persona o gruppo. Più banalmente esso può trovare espressione nella tendenza a rifiutare a priori qualsiasi cosa proposta o fatta da chi si ritiene responsabile di qualcosa che ha impedito o ostacolato qualche progetto, sociale, economico, imprenditoriale, politico, ecc.. Ciò che è certo è che la natura duratura del rancore può portare a comportamenti ostili prolungati e a un impatto negativo sulle relazioni interpersonali e comunitarie.


L’Oxford English Dictionary definisce il rancore come "un sentimento amaro di risentimento o rabbia dovuto a esperienze passate di torti subiti." Il Dizionario Merriam-Webster, invece, lo definisce come "un sentimento di risentimento o cattiveria nutrito a lungo termine."


Nella psicologia, il rancore viene spesso analizzato nel contesto della sua capacità di influenzare negativamente il benessere mentale e fisico. Il perdurare di sentimenti di rancore può portare a stress cronico, ansia e depressione. Gli studi suggeriscono che il perdono può essere una strategia efficace per superare il rancore e migliorare la salute psicologica.


Filosofi come Nietzsche hanno discusso il rancore nel contesto di "risentimento", considerandolo una reazione emotiva che emerge in risposta a percezioni di disuguaglianza e impotenza. Nietzsche lo interpreta come un ostacolo all'auto-superamento e alla nobiltà morale.


Nella sociologia, il rancore può essere esaminato come parte della dinamica sociale e della costruzione dell'identità collettiva, soprattutto in contesti di conflitti prolungati dove gruppi sociali coltivano narrative di vittimizzazione e antagonismo verso altri gruppi. Pensate semplicemente a cosa sarà nei decenni futuri il rapporto tra la popolazione ucraina e quella russa o ciò che accade tra palestinesi e israeliani.


Insomma, il rancore, se non gestito, può danneggiare gravemente le relazioni sociali e professionali, portando a cicli di ritorsione, piccoli e quasi insignificanti fino a sfociare in vere e propri atti cruenti e conflitti permanenti. In ogni caso, esso porta a un ambiente tossico.


Le organizzazioni e le società che riconoscono e affrontano attivamente queste emozioni possono promuovere un clima più collaborativo e produttivo ma non è facile.


Il rancore diffuso può avere un impatto significativamente negativo sull'economia e sulle attività d'impresa in vari modi, influenzando la produttività, la collaborazione e l'innovazione. Di seguito sono esaminati alcuni dei principali effetti negativi:

1.     Riduzione della produttività: Il rancore può portare a conflitti persistenti tra colleghi, riducendo l'efficienza e aumentando i costi operativi legati alla gestione delle risorse umane e alla risoluzione dei conflitti. Un ambiente di lavoro segnato da rancori può risultare in una diminuzione del morale e della motivazione dei dipendenti, influenzando direttamente la loro produttività.

2.     Ostacolo alla collaborazione: In un ambiente lavorativo dove il rancore è prevalente, la collaborazione tra individui e team può essere compromessa. Questo può portare a una mancanza di condivisione delle conoscenze e delle competenze, essenziali per il successo di progetti complessi e per l'innovazione. La collaborazione è cruciale per il flusso di idee e per la soluzione creativa dei problemi; quindi, il rancore che ostacola questo processo può avere effetti negativi a lungo termine.

3.     Impatto sulla reputazione e sulle relazioni con i clienti: Il rancore tra membri dell'organizzazione può tracimare nelle interazioni con i clienti, influenzando negativamente la percezione del servizio e la soddisfazione del cliente. La perdita di clienti a causa di interazioni negative o di una cattiva reputazione può avere un impatto diretto sui ricavi e sulla sostenibilità dell'impresa.

4.     Difficoltà nell'attrarre e mantenere talenti: Le aziende che sono note per un ambiente di lavoro tossico, caratterizzato da rancore e conflitti interni, possono avere difficoltà ad attrarre e mantenere i talenti. I lavoratori di oggi danno grande valore alla cultura aziendale e al benessere sul posto di lavoro; quindi, un ambiente negativo può rendere difficile attrarre lavoratori qualificati e motivati.

5.     Inibizione dell'innovazione: Il rancore può frenare l'innovazione poiché impedisce un'efficace collaborazione e apertura al nuovo. In un ambiente dove i dipendenti si sentono insicuri o sottovalutati, la propensione a prendere rischi calcolati o a esplorare nuove idee diminuisce significativamente. L'innovazione richiede un clima di fiducia e supporto, che il rancore erode.

6.     Costi legali e di compliance: Il rancore può portare a cause legali, reclami per mobbing o altre violazioni dei diritti dei lavoratori, generando costi significativi per le aziende sia in termini di gestione delle cause legali sia di danni alla loro immagine pubblica.

Affrontare il rancore nelle organizzazioni attraverso politiche efficaci di gestione delle risorse umane, promuovendo una cultura del rispetto reciproco e del perdono, non solo migliora il clima lavorativo ma si riflette positivamente anche sui risultati economici e sulla sostenibilità dell'azienda.


Dal canto mio non serbo rancore verso alcuno e mi dispiace davvero per chi vive con questi sentimenti. Da giovane ero più impulsivo ma mai questo sentimento ha albergato dentro di me. Inoltre, quando ho subito dei torti, anche gravi, ho avuto la lucidità di lavorare negli anni su me stesso e, sppure in alcune circostanze è capitato di reagire male e con rabbia, ho poi chiesto sempre scusa, talvolta anche in modo eccessivo, a parere di amici e familiari che mi vogliono bene.


Pensando poi alla mia Sardegna, mi dispiaccio quando vedo comportamenti apparentemente incomprensibili che, invece, si spiegano proprio facendo riferimento a questo modo di pensare tossico e controproducente da qualsiasi punto di vista lo si voglia osservare. Non ci sono offese irreparabili, se non quelle legate a fatti violenti. Tutto il resto è dentro la nostra testa e nella nostra capacità di dare importanza alle cose che contano.

 
 
 

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