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Le stranezze dell'essere umano: costruire feticci.



L’essere umano è strano. Oggi, molto spesso, non distingue più ciò che esiste in natura e ciò che è frutto della sua invenzione. Accade pure che distrugge la natura e si innamora delle sue invenzioni fino a farne dei feticci che, come spiega bene il dizionario, rappresenta la tendenza a venerare religiosamente qualcosa di materiale o concettuale.


Tra gli oggetti concettuali fatti diventare feticci ci sono gli stati nazionali che, nati per risolvere e facilitare le modalità di convivenza tra le persone e, quindi, suscettibili di essere rivisti, nel corso del tempo hanno perso e stanno perdendo progressivamente questa capacità (soprattutto gli stati dell'Europa occidentale), diventando invece dei veri e propri dogmi da venerare. Da non mettere mai in discussione.


Nel momento in cui un oggetto diventa motivo di culto, lo si eleva al di sopra degli individui. Benché lo stato nasca dalle persone, queste vengono poi sottomesse dall’oggetto creato. Gli individui devono obbedire e sottostare allo stato. Non vi sembra strano?


Poi, per evitare contestazioni vi si racconta la favola che lo stato è la patria, ciò a cui tutto si deve e, in virtù di questo, si chiede allora agli individui di annullare se stessi per questo feticcio. Il massimo lo si è ottenuto quando chi salito al potere ha pensato e pensa di dover avere nemici o di doversi espandere “conquistando” altre terre.


A questo punto ti si ordina di andare in guerra, di uccidere persone che non conosci solo perché qualcuno, ben lontano dai teatri di guerra, ti dice che devi offrire la tua vita per la patria.


Accade così che tante famiglie hanno perso i propri congiunti in tante guerre, da quelle di indipendenza fino alle due mondiali.


Come lenire il dolore di queste famiglie?


Semplice, lo Stato li fa diventare eroi, riempie le famiglie di medaglie, gli organizza eventi per ricordarne la memoria, cerca in sostanza di convincere queste famiglie che devono essere fiere che i propri congiunti abbiano dato la vita per la patria. Capito, quale iperbole si sono inventati per giustificare una porcata come le guerre?


In questa operazione, astuta, in tanti ci sono cascati e continuano ancora oggi a cascarci. In nome del “Dio Stato” tutto si può chiedere all’individuo. Eppure, lo Stato non è una condizione di natura e oggi non è più capace di garantire servizi come sanità, trasporti, istruzione e altri che per le persone sono vitali tutti i giorni.


Al contrario lo Stato celebra la guerra, continua a mitizzare i poveri militari morti, delibera di aumentare le spese militari, organizza la propaganda in perfetto stile Russ-vietico (citazione del mio amico Renato Orrù) per convincerci che è bello essere eroi e dare la vita per lo Stato, che chiamano furbescamente patria. In realtà, la vita è sacrificata per le decisioni insulse di gente che va al potere, spesso senza avere nè arte nè parte, e così ci propongono dispendiose, inutili e disdicevoli parate militari, oppure rappresentazioni circensi per mostrare abilità nell’uso di strumenti come gli aeroplani.


Per concludere.

Servirebbe una riflessione da parte di tutti per non accettare passivamente ciò che lo stato fino a oggi ci ha costretto a far diventare dogma, oggetto di adorazione collettiva. Per questo, però, ci vogliono conoscenze e valori forti, che sappiano mettere in ordine le cose reali, importanti, e quelle concettuali suscettibili di modifica se non adatti alla gente, non a chi detiene il potere.

——————- feticcio /fe·tìc·cio/ sostantivo maschile 1. Oggetto materiale di venerazione religiosa in ambito culturale primitivo. 2. FIG. Motivo di un culto o di un rispetto esclusivo, irragionevole e fanatico.

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